CNA NeXT Innofare del 4-5 ottobre alla Maker Faire ha l’obiettivo di approfondire, attraverso 9 tavoli di discussione, le tematiche piA? importanti riguardo l’occupazione.
Walter Passerini modera il tavolo “Il profilo della��artigiano nell’era digitale: la sfida della formazione“. Capiamo con lui quanto sono importanti le #competenze per innovarsi. Registrati al tavolo e partecipa alla discussione.

Le due giornate di Innofare 2014 del 4-5 ottobre sono caratterizzate da tre momenti distinti: incontro, discussione e confronto. Quanto A? importante lo scambio dialettico di idee e progetti per promuovere la consapevolezza delle opportunitA� offerte dall’innovazione?

La conoscenza ha da tempo superato largamente l’unitA� di tempo e di luogo. Nuove forme di scambio di saperi si sono affacciate ovunque, tranne che nelle universitA�. I modelli innovativi di confronto poggiano sull’osmosi e sulle motivazioni degli attori. Lo scambio di idee e di progetti crea valore aggiunto e tutti hanno un ruolo. I nuovi spazi di lavoro sono la manifestazione piA? evidente di questi processi. Il coworking e i fablab sono la metafora e la realtA� di questi cambiamenti.

Tuttavia, le nuove forme della conoscenza open non esimono dal moltiplicare gli sforzi di ricerca approfondita, di studio, di riflessione, individuali e di gruppo, senza i quali la��innovazione rischia di diventare pensiero debole. Inoltre quando parliamo di innovazione dobbiamo parlarne nei termini di innovazione tecnologica, organizzativa, culturale, economica e sociale.
Insomma, la��innovazione A? polifonica e interculturale.

L’obiettivo finale di Innofare 2014 A? tracciare l’identikit dell’innovazione e confrontarsi con politici e istituzioni sulla messa in atto di azioni concrete. Quanto A? importante il coinvolgimento delle istituzioni nel processo di innovazione del nostro Paese?

Importante se vogliamo fare sistema. Tante tessere sparse non fanno un mosaico. Una cabina di regia resta indispensabile. Il confronto tra movimenti reali e politica o amministrazione sono necessari. Per esempio, il a�?chia�? fa formazione e il a�?comea�? la fa A? altrettanto indispensabile del a�?che cosaa�? si fa, dei contenuti. Ma i contenuti devono avere un orizzonte generale e non solo specialistico.
Le risorse nella ricerca e nella��innovazione sono ridicole. Le giurisdizioni e i poteri di veto limitano la��espressione delle risorse.
Si tratta di inventare nuovi modelli di a�?project financinga�?, perchA� il crowfunding da solo A? generoso ma a volte inefficace. Non si puA? continuare a vivere nel piccolo mondo antico o nel piccolo villaggio, nemmeno in quello digitale. I confini sono il mondo.

La fase di discussione di Innofare 2014 prevede ben 9 tavoli all’interno dei quali confrontarsi su tematiche importanti riguardo l’innovazione. Nel tavolo che Lei modera si parla di #competenze e formazione. In un mercato in rapido cambiamento come quello attuale, quanto A? importante per artigiani e PMI acquisire competenze per essere competitivi?

Ca��A? un tema di offerta e di domanda. In Italia si fa pochissima formazione aziendale, nonostante una mole di risorse stabilite dalla legge della formazione continua. Si tratta di mettere a regime le risorse secondo un piano che tenda a rendere a�?obbligatoriaa�? la formazione aziendale.
Le piccole imprese e gli artigiani sono spesso fuori dal sistema formativo. Si tratta di reincluderli, anche con agevolazioni, a partire dai contratti di apprendistato. Andrebbe realizzata una permanente indagine sui fabbisogni, stimolando la��offerta di contenuti.

La forma tendenziale piA? interessante A? quella del nuovo artigianato digitale. Bisogna superare le barriere che stabiliscono che i luoghi del sapere sono le scuole: questo puA? essere vero, ma anche le imprese, oggi, sono sempre piA? luoghi di formazione e di saperi almeno di pari livello.

Come si puA? gestire la formazione aziendale affinchA� sia vista come una risorsa per la��azienda e non come qualcosa in piA? da cui si puA? prescindere?

Devono essere i capi azienda a valorizzare una certa gestione delle risorse umane e la pratica della formazione. Tra le ante guerre del lavoro in corso, una delle principali A? proprio la guerra delle competenze. Se un’azienda vuole essere competitiva deve puntare sulle competenze. La stessa competizione A? guerra delle competenze.
Da notare che tutte queste parole hanno la stessa radice: cum-petere, che vuol dire tendere insieme verso lo stesso obiettivo. La formazione diventa quindi una leva fondamentale, perchA� valorizza le persone e i processi e da questa via le imprese stesse.
Visto il livello a cui A? oggi la formazione aziendale e visto il tessuto imprenditoriale, l’unica possibilitA� da cui non si puA? prescindere A? la formazione obbligatoria in quelle aziende che si dimostrano recidive nell’assenza.

Le competenze fanno rima con il merito. La formazione puA? essere quindi uno strumento valido per creare un sistema meritocratico della��accesso a ruoli e mansioni?

Certamente la formazione dovrA� sempre piA? essere una leva del cambiamento e della gestione delle risorse umane. Per questo essa fa parte del bagaglio di strumenti utilizzati nel sistema premi-punizioni di un’azienda. Coinvolgere collaboratori nella formazione significa premiarli, non coinvolgerli significa a�?punirlia�?.

Infine, la formazione riveste un ruolo decisivo rispetto alla segmentazione per cicli e stagioni della vita dell’impresa e delle persone, che sono la nascita e l’avvio, lo sviluppo di carriera, la formazione per i vertici, per i giovani, per i profili critici, per gli over 50 e cosA� via.
Il patto formativo A? importante non solo per premiare i talenti, ma anche per riqualificare i collaboratori e per garantire una relativa occupabilitA� ai lavoratori piA? avanti con gli anni (vedi anche staffetta generazionale).

Innofare 2014 A? organizzato da CNA Giovani Imprenditori. Si parla spesso di start-up e di aziende create da giovani.
PuA? esserci sviluppo e crescita senza innovazione? Cosa serve oggi ai giovani per intraprendere una��attivitA� imprenditoriale? Su cosa devono puntare e cosa, invece, va evitato?

Qui A? necessario pensare al lavoro del futuro non solo e non piA? soltanto come lavoro dipendente. Dobbiamo passare dalla concezione di lavoro dipendente a quella di lavoro intraprendente, autonomo, imprenditoriale. Cominciamo dalle scuole superiori, ma smettiamo di fare prediche, dicendo ai ragazzi: dovete diventare imprenditori di voi stessi.
Se noi adulti non creiamo una rete culturale e di servizi reali a favore della nuova imprenditorialitA�, andremo verso il fallimento del patto occupazionale e generazionale su cui dobbiamo scommettere per il futuro.