Per raccontare la nostra visione e il senso di Manifatture – la due giorni di dibattiti con ospiti nazionali e internazionali che si terrA� a Firenze l’8 e il 9 novembre 2013 – A�abbiamo intervistato il Prof. Stefano Micelli che dell’evento A? Direttore scientifico. L’autore di Futuro Artigiano ci ha offerto il suo punto di vista sullo scenario delle tante manifatture che compongono il nostro Paese e sul futuro del Made in Italy.

PerchA? CNA NeXT Manifatture oggi?A�

Siamo nel mezzo di una vera e propria rivoluzione industriale che coincide con un vero e proprio cambiamento di paradigma.

L’Italia puA? risultare vincente o perdente a seconda della nostra capacitA� di interpretare le nuove regole del gioco.

I soggetti che oggi sonoA� chiamati a fare la differenza sono principalmente quelle imprese che hanno fatto della��artigianato la loro bandiera: non solo le piccole imprese, ma anche realtA� medie e grandi.

Ea�� in gioco una��idea di economia e lavoro che premia la qualitA� e la personalizzazione, caratteristiche tipiche del modello italiano nella sua specificitA�.

CNANext questa��anno si concentra sul tema delle manifatture perchA� crediamo che la��Italia debba vincere queste scommesse portando nel futuro un pezzo della sua storia piA? recente: abbiamo infatti una��imprenditorialitA� che nasce dal a�?saper farea�? e dal lavoro artigiano che si A? fatta largo sui mercati internazionali. .

Gli esempi non sono solo quelli delle piccole eccellenze che conosciamo (il liutaio, il calzolaio su misura); ci sono anche le medie Imprese del lusso (ad esempio Ferragamo eA� Toda��s nella moda, le tante aziende leader nella produzione delle macchine utensili, i tanti campioni della��agroalimentare italiano e le tantissime aziende della��arredo che – come ha detto Carlo Molteni in una recente intervista alla Stampa -A� ribadiscono l’importanza del rapporto fra artigianalitA� e design.

 

Ci dA� una ricetta per “salvare” l’artigianato e assicurargli un futuro prospero e rigoglioso?A�

Ci sono due sfide che siamo chiamati ad affrontare: la prima A? tecnologica e ha a che fare con le nuove tecnologie per la manifattura si sposano con le tradizionali competenze della��artigianato italiano.

Stiamo vivendo una rivoluzione che gli anglossassoni hanno etichettato come digital manufacturing: riguarda tutte quelle tecnologie che combinano la��uso del computer come strumento per il disegno e le manifatture (macchine a controllo numerico e stampanti 3d).

I nostri artigiani devono abbracciare questa strumentazione senza pensare che le tecnologie tolgano loro il lavoro ma immaginando forme nuove nella��uso di questi strumenti che vanno combinati a una straordinaria abilitA� manuale, alla conoscenza dei materiali, alla cura del dettaglio, alla passione per il design, il tutto inserito in una cornice di senso storica e culturale.

Si tratta di dare spazio alla��idea di ibrido analogico-digitale.

La seconda sfida A? legata alla��utilizzo della Rete come strumento di comunicazione, innovazione, vendita. Si tratta di uscire dal paradigma piA? consolidato della��e-commerce per abbracciare forme nuove di presenza online che mettano la manifattura italiana a contatto con le comunitA� del web interessate a quello che si produce nel nostro Paese.

In queste comunitA� le nostre imprese devono imparare a raccontarsi superando la cultura del segreto, immaginando una narrazione del proprio lavoro e del proprio prodotto come parte costitutiva del valore che devono mettere in campo: non vendiamo piA? solo oggetti ma gli oggetti e il loro racconto, la loro storia e la storia di come vengono costruiti.

Il lavoro non si cerca ma si crea, quali sono le prospettive, secondo lei, per cui i giovani possano cominciare ad investire nell’imprenditoria e nel manifatturiero?

Negli ultimi anni A? iniziato un percorso di legittimazione del lavoro artigiano molto importante, si tratta di una riscoperta che deve continuare, e non solo con campagne mediatiche.

La prima cosa da fare A? quella di riavvicinare i giovani alla��imprenditoria e al manifatturiero: per questo abbiamo bisogno di nuovi spazi per la sperimentazione e la��apprendimento delle tecnologie (un ottimo esempio sono i FabLab). In questi spazi non ci si limita a imparare come funziona la tecnologia, ma si conoscono anche persone appassionate e con queste A? possibile iniziare un percorso, magari pure un’impresa.

I giovani devono sapere poi che la rivoluzione che li attende non riguarda solo la produzione di oggetti innovativi. Conosceremo una rivoluzione nelle strutture distributive (deve essere immaginata una nuova generazione di negozi che siano in grado di accogliere e dare valore ai nuovi manufatti, spazi che devono essere inventati dai giovani).

Conosceremo una nuova generazione di fiere ed eventi piA? simile che saranno momenti sociali oltre che commerciali, dove si va anche per imparare e fare insieme oltre che valutare e comprare. La lista potrebbe continuare. Quello che A? importante sottolienare che A? che magari non tutti siamo o saremo Makers, ma questa trasformazione ha tante facce e risvolti tali che ca��A? davvero spazio per tutti.